domenica 20 dicembre 2009

Presentazione della silloge di poesia «Per una strada» (2009)

Presentazione del mio libro di poesie Per una strada, tenutasi il 5 novembre 2009 presso la libreria Diffusione Cultura (Via Oslavia, 23) di Sesto San Giovanni (Milano) dalle 18 alle 18,50 ca.
Vi riporto il testo della recensione della prima presentazione.

Emanuele Marcuccio Per una strada

La poesia forma prediletta per esprimere i propri sentimenti
Giovedì 5 Novembre Diffusione Cultura ha ospitato Emanuele Marcuccio, un poeta arrivato dalla lontana Sicilia per presentare la sua raccolta di poesie, da lui tradotte e pubblicate anche all'estero.
Il suo libro, "Per una strada", edito da SBC Edizioni di Ravenna, è una raccolta di 109 poesie che omaggiano grandi figure del passato, spaziando dal mondo della letteratura a quello della musica, senza dimenticare la propria terra, caratterizzate dalla scorrevolezza e dalla musicalità dei versi.
L'autore afferma di aver scelto la poesia per esprimere i propri sentimenti perché per lui è la forma verbale più profonda, strettamente legata alla musica, altra sua grande passione che lo ha spinto a iniziare lo studio del pianoforte.
È con suo grande rammarico che quindi riconosce che la poesia purtroppo non ha grande riscontro di pubblico, soprattutto a causa della sua difficile e non immediata comprensione.
La presentazione è stata contraddistinta dalla lettura di diverse poesie e dal commento di esse da parte di Emanuele Marcuccio.
La prima poesia letta è stata "Là dove il mare", scritta a due mesi di distanza dalla fine di un amore in cui la voglia di dimenticare il dolore è contrastato da una nostalgia verso i dolci sentimenti passati.
Dopo la lettura di questa poesia si è passati a un'analisi generale del libro e ci si è soffermati su una parte in cui sono contenuti ben quattro omaggi a Garcia Lorca, in cui il poeta si ispira alle liriche del grande poeta spagnolo parlando però di temi come la religiosità; per Marcuccio la fede è importante ed è facile ritrovare questo tema tra le righe della sua poesia.
Il titolo "Per una strada" riassume la sua visione dell'ispirazione poetica: qualcosa che scaturisce dal quotidiano e che va fermato prima che svanisca.
A questo proposito l'autore narra un simpatico aneddoto che ci fa capire quanto le sue parole si avvicinino alla realtà: un giorno l'ispirazione è arrivata così all'improvviso da costringerlo ad usare l'unico pezzo di carta che aveva a disposizione,ovvero uno scontrino della spesa.
Questo dimostra che dono capriccioso sia l'ispirazione e quanto si diverta quest'ultima a giocare con la pazienza degli artisti.
Si è dato poi spazio alla lettura di altre liriche, quali "Soffrire" in cui si possono notare una musicalità costante e omaggi stilistici ad Ugo Foscolo, per poi passare ad una poesia dedicata al padre e ad una nata dopo la lettura dell'opera teatrale "Cyrano de Bergerac" di Edmond Rostand.
I progetti futuri dell'autore si riconducono alla speranza di pubblicare un'altra raccolta di poesie, poiché la sua attività di poeta non ha intenzione di interrompersi, anzi è più attiva che mai.

Silvia Adriana Oriolo

Recensione tratta da qui

Solo un piccolo appunto però: Non ho ancora pubblicato l'intera mia raccolta all'estero, che grande sogno sarebbe ma, soltanto una poesia tratta da essa e antecedente di un anno alla pubblicazione di Per una strada.



Di seguito il video della presentazione, diviso in tre parti, buona visione!














(Ultimo aggiornamento delle librerie, 26/3/2018)


Vi parlo della silloge di poesia «Per una strada» (2009)


Ho intitolato la mia raccolta “Per una strada”, proprio perché l’ispirazione, furtiva e svelta, mi ha raggiunto, la maggior parte delle volte, proprio per strada: camminando, sull’autobus, ecc…
E pensare che, la poesia da cui ho tratto il titolo per questa raccolta, dapprima l’ho appuntata sul retro di un semplice scontrino della spesa; quando la scrissi, la misi da parte, in seguito capii che, quell’apparentemente semplice poesia nascondeva in sé l’essenza della mia stessa ispirazione, furtiva e svelta, che passa e vola via e, se non l’afferro e la trattengo nel mio cuore con i versi che metto sulla carta, passa e vola via e nessuno sa più dove mai sia.Cerco nelle mie poesie di essere spontaneo, semplice e allo stesso tempo profondo; quando uso dei termini un po’ antiquati o difficili, lo faccio unicamente per la loro insita musicalità, non perché io voglia sembrare anacronistico. Nelle mie poesie alcune volte uso delle parole tronche come “cuor, cor, duol, dolor”, altre volte non le uso; di conseguenza, ogni mio verso, ogni mia parola non sono messi a caso, ma seguono un fine musicale e, sono messi lì, proprio per una maggiore scorrevolezza nel ritmo.
Per farvi un esempio, nella poesia “Indifferenza” uso sia “duol”, sia “dolor”.
 Voglio che un mio verso, sia fluido alla lettura e non inciampi in parole aspre o dissonanti. Per farvi un esempio, nella poesia “Là, dove il mare…”, il ritmo si alza e si abbassa, quasi ad imitare il flusso delle onde del mare, e quelle parole tronche non le ho messe a caso, ma per mantenere questo ritmo e quel particolare suono.
Voglio che i lettori delle mie poesie, non le leggano semplicemente, ma le sentano, le ascoltino; non nel senso di ascoltare una recita, ma le leggano con il cuore, interiorizzandole, facendole proprie, partecipando alle emozioni che possono sprigionare.
Le interpretazioni non si esauriscono in una sola, non sarebbe più poesia, ma prosa travestita in versi con degli “a capo” dati a caso.
Questa mia raccolta racchiude in sé ben 109 poesie, frutto di sedici anni della mia vita, dal 1990 al 2006, che possiamo dividere in due parti: una grande prima parte che va dal ’90 al ’99 ed una seconda parte, più piccola, che va dal ’99 al 2006.
Nella prima parte sono ravvisabili riferimenti ai grandi poeti italiani (Foscolo, Leopardi, gli stilnovisti), ma anche Montale, con l'uso del correlativo oggettivo (utilizzato per la prima volta nella poesia “Immagine fugace”) e i lirici greci, come in “Rammarico”.
 Per quanto riguarda Foscolo, Leopardi e gli stilnovisti, i riferimenti si possono ricondurre ai vocaboli utilizzati e non all'imitazione del loro stile; mentre nella poesia “Rammarico” ho cercato di rivisitare lo stile dei lirici greci e, nella poesia “Amor” ho cercato di rivisitare lo stile degli stilnovisti, facendo ricorso alla rima, senza usare la metrica e con la riproposizione del tema della donna-angelo, tanto caro agli stilnovisti.
Quanti hanno già letto le mie poesie, si saranno accorti che io raramente uso la rima, proprio perché penso che essa blocchi e vincoli l'ispirazione, se qualche volta l’ho usata, è stato un uso quasi sempre spontaneo.
Nella prima parte ci sono anche tre omaggi al grande poeta spagnolo Federico García Lorca, di cui ho cercato di imitare, in maniera personale, lo stile.
Le tematiche di questa prima parte sono varie e particolareggiate, si va da poesie dedicate a grandi scrittori e poeti come, Vittorio AlfieriGiacomo LeopardiLeonardo Sciascia, Seneca; a episodi di libri, come ne “Lo squarcio nel cielo di carta”, ispirata ad un episodio del “Fu Mattia Pascal” di Pirandello, o a personaggi mitici della letteratura come in “Nausicaa”, “Oreste ad Elettra”, “Ad Astianatte”, “Amleto”, “Cirano di Bergerac”; a compositori come Chopin, Bartók, Prokof’ev, Saint-Saëns.
Si passa da tematiche introspettive come in “Malinconia”, “Indifferenza”, “Ricordo”, “Sogno”, “Desiderio improvviso”, “Stelle sul mare”, “Palermo”; a tematiche civili come ne “L'inquinamento”, “Pace”, “Albania”, “Massacro”, “Urlo”, quest’ultima scritta nel giorno del primo anniversario della strage di Capaci, in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone insieme alla moglie e agli uomini della scorta.
Si va da poesie dedicate alla visione di quadri come “Le mietitrici” di J. F. Millet, “Alla Gioconda” di Leonardo da Vinci; a poesie dedicate a personaggi storici come “Annibale”.
Infine abbiamo anche il tema religioso, come in “Perdono” e “Perdona!”.
Per passare ufficialmente dalla prima alla seconda parte utilizzo la poesia “Veritiero ardir”, con la quale annuncio il mio cambiamento di stile, scritta nel 1999, all’indomani della notizia della prossima pubblicazione, in un’antologia, di 22 mie poesie; ma già in alcune della prima parte sono ravvisabili dei piccoli cambiamenti di stile come in “Istante di tempo”, “Urlo”, “Cime”, “Indifferenza”, “Palermo”, “Barbagianni”, “Sé e gli altri”, “L’orologio”, “Piccola ambulanza”, “Ultimi pensieri di un robot”, quest’ultima ispirata alla morte di Roy, dal film “Blade Runner” di Ridley Scott.
Si ravvisano cambiamenti ancora più sostanziali anche in “Memoria del passato”, “Per una strada”, “Picchi di silenzio”, “Stelle sul mare”, “Desiderio improvviso”, “Fuoco”.
Con mia grande sorpresa, come mi ha fatto notare un amico, anche lui poeta esordiente, in alcune mie poesie c’è della metrica spontanea, come in “Canto d’amore”, “Il grillo col violino”, “Dolcemente i suoi capelli…”, tutte e tre appartenenti alla seconda parte.
A partire dalla seconda parte, che copre indicativamente gli anni dal 1999 al 2006, il mio stile si fa più profondo e maturo, non più necessariamente legato a poeti specifici, tranne ne “Il grillo col violino”, in cui vi è ravvisabile il Pascoli nell’uso delle onomatopee e, in “Dolcemente i suoi capelli…”, un mio modesto omaggio alla grande stagione della poesia italiana dei tempi passati. L’ispirazione per scrivere questa poesia, mi è stata data guardando di sfuggita il viso di una ragazza che, dolcemente giocava con i suoi capelli, facendone anelli con le dita, alla fermata dell’autobus.
In questa seconda parte inizio a raggiungere il mio ideale poetico, la semplicità di espressione unita alla profondità di significato.
Per quanto riguarda le tematiche di questa seconda parte, abbiamo la tematica civile, come in “Per i rifugiati”, “Verde, bianca, rossa terra”, quest’ultima ispirata ai vari episodi di violenza che, purtroppo avvengono in Italia e spesso compiuti da chi è chiamato a far rispettare la legge, ecco il perché di questo titolo così significativo.
Abbiamo la tematica introspettiva, che penso non debba mai mancare tra i temi delle poesie di un qualsiasi poeta, come in “Canto d’amore”, “In volo”, “Là, dove il mare…”, quest’ultima scaturita a due mesi di distanza da una delusione amorosa, in cui c’è il desiderio di dimenticare, anche se permane il dolce ricordo di questo breve amore.
Abbiamo il tema della dedica, come in “Fremere”, poesia dedicata a mio padre, non vedente da quando avevo un anno; in cui ho cercato di immaginare quello che potrebbe provare, un uomo che diventa non vedente.
Abbiamo il tema degli episodi o personaggi di argomento letterario, come in “Veglia notturna di Hagen”, “Natasha”, quest’ultima dedicata alla figura di Natasha Rostova, ispiratami dalla lettura del romanzo di Tolstoj “Guerra e pace”.
Abbiamo il tema paesaggistico, come in “Primavera” e in “Paesaggio”, in quest’ultima vi è la descrizione di un paesaggio dell’anima e non di un paesaggio necessariamente reale.
Abbiamo il tema religioso nella poesia “Accoglili nella Tua pace, Signore!”, che ho anche tradotto in inglese ed è stata pubblicata da un editore americano un anno prima della sua versione originale.
Questa poesia è ispirata ad un tragico avvenimento di cronaca locale, l’annegamento di due  pescatori avvenuto nel mare che costeggia la mia amata e martoriata Palermo, che tanta fonte d’ispirazione è per me.
Infine, c’è una curiosità nella mia poesia “Affollamento e inutili affanni”, che conclude la mia raccolta e proprio perché scritta in piedi su un autobus affollato.


Di seguito il gruppo di "Per una strada": www.facebook.com/groups/perunastrada/
Il modo più veloce per acquistare il mio libro Per una strada era richiederlo presso Diffusione Cultura, via Sardegna 3, ang. viale Matteotti
Sesto San Giovanni, Italy, 20099, purtroppo la libreria ha chiuso… potrete ordinarlo presso la vostra libreria di fiducia o ordinarlo online andando su:


©Per una strada, SBC Edizioni, 2009

ISBN: 9788863470314.






(Ultimo aggiornamento delle librerie, 26/3/2018)

Là, dove il mare... (da Per una strada, sbc edizioni, 2009)





Là, dove il mare è profondo,

fondo, fondo;
là, dove le onde si rincorrono,
corrono, corrono:
e le luci si disperdono
e lo sguardo si dirada,
si fa chiaro;
e l’amor mi raggiunge
col suo dolce sovvenir.
Là, dove il mondo ti dimentica;
là, dove il sole ti colpisce
col suo chiaror;
là, dove un lampo ti pervade
col suo baglior,
e in un abbraccio ti rapisce.
Là, dove l’oblio ti sommerge
con la sua luna;
là, dove il mondo ti abbandona
con la sua fine:
là voglio riposare,
e perdermi rapito
nel Sole: nell’amore infinito.


19 ottobre 2001







Commento critico di Luciano Domenighini



È una composizione di ventidue versi a metro libero, di tre periodi, ad andamento altalenante, automatico, poggiato su sette iterazioni (là, dove...) legate da un polisindeto di sei elementi, che si apre con una doppia geminazione al secondo e al quarto “fondo, fondo”, “corrono, corrono” in rima derivativa sui versi precedenti. Un’apocope chiude il primo periodo al nono verso (sovvenir) e l’apocope si ripresenta al secondo periodo sul dodicesimo (chiaror) e quattordicesimo (baglior) con effetto liquido, dissonante.
L’ultimo periodo ha toni visionari ma luminosi, di paradisiaca, solare apocalisse.
Anche qui Marcuccio dimostra sicuro istinto poetico.
È la poesia dove meglio si palesa l’attitudine del poeta a ricorrere alle figure iterative e la sua abilità nell’elaborarle. In questi ventidue versi Marcuccio intesse un ordito ammirevole, disponendo in alternanza una triplice sequenza di versi anaforici “Là, dove” (sette volte), “col(n)” (cinque volte), “e” (cinque volte), con due versi (secondo e quarto) di pura geminatio, e il verso finale che raddoppia lo stato in luogo. Straordinaria la sequenza modulativa delle forme verbali dove, per tredici volte, si alternano verbi attivi, mobili, a verbi sottrattivi e regressivi (“rincorrono”, “corrono”, “disperdono”, “dirada”, “raggiunge”, “dimentica”, “colpisce”, “pervade”, rapisce”, “sommerge”, “abbandona”), fino alla sequenza finale in doppio infinito (“voglio riposare/ e perdermi rapito”) che condensa e riassume il senso, il “quid” poetico della lirica.
Il magistrale impiego di queste figure e moduli conferisce alla lirica un andamento cullante, ascendente, perfettamente equilibrato. (Dal saggio critico-antologico di Luciano Domenighini su Per una strada)





[1] Emanuele Marcuccio, Per una strada, SBC Edizioni, 2009, p. 96. Il mare del nostro dolore, il mare dei nostri pensieri, il mare della nostra anima, il mare dei nostri sogni. Il mare che a volte ci intrappola in un vortice di problemi e di pensieri, il mare che in un maremoto ci sbalza via dalle nostre sicurezze e come un ladro ci depreda. Quando scrissi questa poesia non mi trovavo in riva al mare, ero da solo nel cuore della notte, il mare si agitava tempestoso nella mia anima e, con le sue onde che baciavano la riva non mi faceva compagnia, né rapiva la mia vista lo spettacolo di un meraviglioso tramonto. 
Menzione d’onore al I Premio Internazionale d’Arte Europclub Messina-Taormina 2010. [N.d.A.]





Qui potrete ascoltarmi leggerla.

Immagine per gentile concessione del suo autore, da: http://vitaperimmagini.blogspot.com/2007/09/spettatori-al-tramonto.html


Video con la traduzione in lingua siciliana, di Alessio Patti
Se per caso non riuscite a visualizzarlo, potrete vederlo cliccando qui.




Creative Commons License
Per una strada by Emanuele Marcuccio is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia License.
Based on a work at www.emanuele-marcuccio.com.

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La prima intervista (27/3/2009)

Di seguito il testo dell'intervista che ho rilasciato sul sito libriescrittori.com il 27/3/2009!
Intervista a Emanuele Marcuccio
Intervista allo scrittore Emanuele Marcuccio

Ci racconti un po’ di lei e del suo approccio al mondo della scrittura
Cerco di essere spontaneo, quando scrivo; non voglio limiti stilistici nello scrivere.
L'ispirazione arriva improvvisa, furtiva e svelta, quindi mi metto subito a scrivere; mi è capitato di scrivere anche per strada, su uno scontrino, o su un autobus affollato, in un angolino disponibile.
Qual è stato il suo percorso di studi?
Ho conseguito il diploma di maturità classica nel 1994, in seguito mi sono iscritto a lettere moderne, senza riuscire a laurearmi per sopraggiunti problemi di salute e familiari.
Quando e perché ha iniziato a scrivere?
Ho iniziato a scrivere intorno ai quindici anni con dei rudimentali esercizi, solo a partire dai sedici anni la mia scrittura ha iniziato a prendere forma.
In termini umani, cosa significa per lei scrivere?
Con la mia scrittura cerco di trasfigurare la vita e d'indagarne le tante sfaccettature, cercando di rimanere fedele ai valori in cui credo e di promuoverli.
Quali sono i suoi libri del cuore?
I miei libri preferiti sono i classici.
E quelli che non leggerebbe mai?
Non leggerei mai un romanzo rosa.
Il libro più bello che ha letto negli ultimi tre anni?
Lo sto ancora leggendo “I promessi sposi” di A. Manzoni.
Sono un lento ed attento lettore.
E quello che meno le è piaciuto?
Scelgo con molta attenzione i libri da leggere.
Qual è il rapporto con la sua regione e con la sua terra?
Amo molto la mia terra, la Sicilia, ma non ho molto tempo per visitarla.
Quanta fonte d'ispirazione è per me la mia cara Palermo.
Purtroppo dei mali remoti l'attanagliano e spesso le sue strade stridono luttuose.
Cosa le piace e cosa non le piace dell'editoria odierna italiana?
Mi piace che ci siano editori che diano fiducia e promuovano i lavori di scrittori esordienti, senza chiedere un contributo in denaro, o chiedendone solo una piccola parte.
Non mi piace che, chi non viene segnalato da qualche pezzo grosso o da qualche agente letterario importante, se lo sogna di poter pubblicare con una casa editrice famosa, anche quando merita più di certuni, che vengono pubblicati non per le loro abilità letterarie.
Cosa le piace e cosa non le piace del panorama culturale italiano d'oggi?
La cultura è tutto ciò che si riferisce alla letteratura, alla musica, al teatro e alla danza.
Credo che oggigiorno si faccia tanta confusione, la cultura non si basa sull'intrattenimento, ma sulla capacità di lanciare un messaggio, che ci porti a riflettere e ci porti a conoscere, senza mai smettere di riflettere, perché è proprio la riflessione che genera cultura.
Come è arrivato alla pubblicazione del suo lavoro?
Per caso, navigando su internet, circa un anno fa, ho visitato il sito della SBC Edizioni ed ho inviato le mie poesie per e-mail, per avere un loro parere di una possibile pubblicazione, ricevendone un parere positivo.
Cinema: qual è il suo film preferito?
I miei film preferiti sono quelli di fantascienza, a patto che non sconfinino nell’horror.
Mi piacciono anche i film d'autore, come la versione integrale di “Hamlet”, diretta e interpretata con grande maestria e virtuosismo attoriale da K. Branagh; o come “Fahrenheit 451” del grande e compianto F. Truffaut.
Mi piace il genere storico, mi piace il genere thriller, il genere d’azione e il genere biografico.
Musica: la canzone del cuore?
Ascolto principalmente musica classica, ma non disdegno l'ascolto della canzone d'autore.
Come scrive? Su carta o al computer? Di giorno o di notte? In solitudine o fra altre persone? Segue dei riti?
Quando mi raggiunge l'ispirazione, non sarei in grado di scrivere una poesia direttamente al computer, i miei mezzi devono essere una penna e un foglio di carta (anche se sono lento nello scrivere), non uno sterile foglio di vetro; successivamente mi servirò di quel foglio di vetro per il fine della pubblicazione.
L'ideale sarebbe scrivere di notte, ma l'ispirazione mi può raggiungere in qualsiasi ora della giornata, per l’appunto, anche di notte.
Preferisco scrivere in solitudine, ma mi è capitato di scrivere anche su un autobus affollato o per strada.
Non scrivo in rima per scelta, per me questa blocca o vincola l'ispirazione poetica.
Se la rima raramente è presente, è solo spontanea.
La metrica e la rima sono solo due dei mezzi, non necessari, per pervenire alla forma della poesia.
La rima non spontanea l’ho utilizzata soltanto in una poesia per puro sperimentalismo.
Nella mia poetica ci sono tre punti fermi: la spontaneità, la musicalità, la scorrevolezza del verso.
Il mio ideale poetico si esprime nell'essere semplice ed allo stesso tempo profondo, e penso che sia cosa piuttosto difficile non utilizzando la rima.
Cerco anche la musicalità del verso, cosa oltremodo difficile, se non si scrive in rima.
Quali sono i suoi poeti del cuore?
Leopardi e Pascoli, ma anche Montale.
Leopardi, perché mi piace il suo stile meraviglioso, ma non accetto il suo pessimismo cosmico.
Di Pascoli mi rapisce la poetica del fanciullino, il fanciullo che c’è in ognuno di noi.
Montale, perché la sua poesia mi affascina e conquista quasi in una vertigine per i suoi abissi di profondità.
Come nasce un suo verso?
Seguo una struttura su due fasi fin dal 1990: la prima fase è quella che io chiamo il primo fuoco dell'ispirazione, che può giungere in qualsiasi momento con l'affiorare alla mente dei primi versi; quindi mi metto subito a scrivere in brutta copia e, mentre scrivo, penso i successivi versi da mettere sulla carta.
La seconda ed ultima fase si riferisce alla ricopiatura in bella copia con i vari aggiustamenti grammaticali e retorici, aggiungendo, a volte, anche dei nuovi versi o parole.
Diverso è stato il caso della mia unica poesia scritta in rima, in cui dapprima è arrivato il primo fuoco dell’ispirazione con i primi due o tre versi, successivamente mi sono dedicato alla ricerca della rima, unita al tipo particolare di rima (forse la più difficile, quella dantesca), ed alla proprietà di linguaggio dantesco con l’applicazione delle figure retoriche più adatte.
Come vedete, in questo caso ci sono state tre fasi, e mi meraviglio che mi sono bastati soltanto due giorni; l’ho scritta mentre mi preparavo agli esami di maturità classica.
Uso le figure retoriche e cerco di usarle in maniera spontanea, cercando sempre la musicalità del verso, senza fare uso della rima; ho usato anche lo zeugma, che usa molto Dante.
La figura retorica che uso di più è l’enjambement.
Quanto tempo ci lavora su?
Dai dieci ai trenta minuti ma, in alcuni casi, fino ai due giorni.
Cosa deve esserci in un suo verso, perché resti soddisfatto?
Deve esserci la musicalità e la scorrevolezza nella lettura, deve esserci la semplicità di espressione, unita alla profondità di significato.
Dove e quando ha scritto il suo primo verso?
L’ho scritto nel 1990 e mi trovavo a scuola, in quinta ginnasiale, in un gruppo artistico nel periodo delle occupazioni.
Avevo iniziato a scrivere fin dall’anno prima, ma erano dei semplici esercizi, non poesie.
Cos’è che l’ha spinta a pubblicare le sue poesie?
Far conoscere e leggere le mie poesie a più persone, non solo ai miei parenti, amici e conoscenti.
Qual è un verso celebre che avrebbe voluto scrivere lei?
…e il naufragar m’è dolce in questo mare.
Semplicemente un verso meraviglioso, il mio preferito in assoluto.
Come ha scelto il titolo del suo lavoro più recente?
La mia prima raccolta di poesie l’ho intitolata “Per una strada”, dal titolo di una mia poesia, presente in questa raccolta, proprio perché, come primo motivo, l’ispirazione mi ha raggiunto, per la stragrande maggioranza, per strada: camminando per strada, sull’autobus, ecc…
Ma c’è un motivo ben più profondo, che si cela in questa mia, apparentemente semplice poesia.

Per una strada
Per una strada senza fronde
si aggira furtivo e svelto
il nostro inconscio senso,
passa e non si ferma,
continua ad andar via
e non si sa dove mai sia.
Essa nasconde in sé il significato stesso della mia ispirazione furtiva e svelta, che passa e vola via e, se non l’afferro e la trattengo nel mio cuore con i miei versi, che metto sulla carta, passa e vola via, e non si sa più dove mai sia.
Ho pensato di dare questo titolo alla presente raccolta fin dal 1999.
Questa mia raccolta contiene 109 poesie ed abbraccia un arco della mia vita lungo ben sedici anni (1990 – 2006): tutto è passato per una strada, luogo fisico, luogo dell’anima, che è stato trasfigurato dalla mia sensibilità, dalla mia immaginazione, che ho cercato di esprimere con la mia poesia.
Il tutto è sorretto dalla fede, il mio pessimismo, infatti, è un pessimismo moderato; se non avessi fede, sarebbe un pessimismo cosmico alla Leopardi, di cui prediligo lo stile delle sue poesie meravigliose e che non poco hanno alimentato la mia ispirazione.
Ecco perché ho usato quel “senza fronde” nella mia poesia, da cui trae nome la mia raccolta; quel “senza fronde” ha un significato fisico e personale: si era in autunno, e per strada c’erano gli alberi senza le fronde, un pomeriggio ombroso, ventoso e senza sole, che annunciava un temporale.
Quel “senza fronde” nasconde in sé un significato ben più profondo; con quel “senza fronde” ho cercato di riassumere il sentimento di straniamento e di smarrimento dell’uomo contemporaneo, che si ritrova privo di valori e di qualcosa in cui credere, simile ad un albero in autunno, spogliato delle sue foglie.
Sorge quindi il bisogno di aggrapparsi a qualcosa o a Qualcuno in cui credere, prima che anche le radici vengano strappate via dalla tempesta dell’inverno.
Quanto tempo ha impiegato per scriverlo?
Questa mia raccolta contiene 109 poesie, essendo il lavoro di sedici anni, ma, se avessi avuto la possibilità di pubblicarla nel ’99, si sarebbe chiamata sempre “Per una strada”, contenendone un po’ di meno.
Ha vinto premi letterari?
No, mai[1].
Crede nei premi letterari?
Ho partecipato a dei concorsi di poesia, che chiedevano una quota di partecipazione, arrivando terzo una sola volta, ma non credo più in questi premi.
Da quando l’ho saputo, parteciperò soltanto a quelli che non chiedono una quota di partecipazione.
Ha altri progetti in cantiere?
Ho cinque poesie inedite[2], l’ultima l’ho scritta il 10 marzo di quest’anno.
Ho scritto un poema drammatico[3], iniziato nel ’90, ambientato al tempo della scoperta dell’Islanda, di argomento storico romanzato, non ancora ultimato e non in rima; nel giugno del 2000 ho terminato il IV atto e soltanto il primo atto si estende per ben 705 versi.
Ho scritto anche quindici aforismi[4] e vari pensieri spirituali, insieme a poesie in forma di preghiera, ma è troppo presto per una loro pubblicazione, aspetto che il loro numero aumenti.
Nell’agenda 2010 “Le pagine del poeta”, dedicata a Mario Luzi, sarà pubblicata una mia poesia, tratta da “Per una strada”.



[1] Non è proprio esatto, c’è stata una menzione d’onore nel 2003 al concorso internazionale di narrativa, pittura e poesia “Città di Salerno”, organizzato dall’associazione culturale “La Tavolozza” per la lirica “Dolce sogno”, ma allora ho partecipato con il mio pseudonimo “Joe Tiziano” e compaio con questo pseudonimo nella menzione d’onore. In seguito, nel 2010, mi hanno conferito una menzione d’onore al I premio internazionale d’arte “Europclub” Messina-Taormina 2010 per la lirica “Là, dove il mare…” da Per una strada, sbc edizioni, 2009.
[2] Adesso le poesie inedite sono più di una ventina e finora ne ho scritto più di 130.
[3] Mi manca di terminare di scrivere il quinto ed ultimo atto.
[4] Finora ho scritto 96 aforismi, di cui quattro sono stati pubblicati a dicembre 2010 nell’Antologia del premio internazionale per l’aforisma Torino in Sintesi II edizione 2010, edita dalle Edizioni Joker. Una silloge di 88 aforismi Pensieri minimi e massime è stata pubblicata nel giugno 2012, il mio secondo libro.


(Ultimo aggiornamento delle note, 12/7/2012)


Leggete anche questa intervista che ho rilasciato successivamente per il blog Vetrina delle Emozioni. Per lo stesso blog ho curato finora otto interviste.
Il 15 marzo 2012 ho rilasciato un’intervista al direttore editoriale di “Suroeste”, web-magazine internazionale (italo – venezuelana), di cultura, costume e società. La prima parte di questa ampia intervista è stata pubblicata sul numero di aprile della rivista, la seconda parte sul numero di maggio, il tutto con testo a fronte in lingua spagnola.

Per una strada (2009): il booktrailer



Ho inserito anche le tre mie poesie che ho tradotto in inglese.
Nel mio libro non sono presenti.

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Dove trovare il primo libro «Per una strada» (2009)


Potrete ordinarlo presso la vostra libreria di fiducia o ordinarlo online andando su:
ebay




(Ultimo aggiornamento delle librerie, 26/3/2018)

"Canto d’amore", da «Per una strada» di Emanuele Marcuccio




Canto d'amore[1] 

Leggerezza, delicatezza
soffusa e serena:
un fiore, che leggiadro
al primo suo fiorire,
espande per l’aria
gli odorosi suoi sospiri,
e irrora dolcemente,
e irradia di luce
l’aria della notte:
un’arpa ascolto,
lontano il suo suono
si perde;
sospirosi ardori,
sospirato amore,
ti chiamo
e nella notte mi perdo.


(6/12/1999)



Commento critico di Luciano Domenighini[2]

Sono sedici versi che alternano la terza persona (espande, irrora, irradia, si perde), descrittiva dell’oggetto amato con tre splendidi versi (10, 15, 16) in prima persona: un quinario (“un’arpa ascolto”) e un ottonario (“e nella notte mi perdo”) sospesi e vaghi, a siglare un clima incantato e infine uno scolpito ternario (“ti chiamo”), perentorio, esclamativo, che fa da perno a tutta la composizione. Da notare anche la corrispondenza iterativa dei versi 11 e 12 (“lontano il suono / si perde”) con l’ultimo verso (“e nella notte mi perdo”).
La breve lirica è un polisindeto di giusta lunghezza, con la cadenza , il respiro esatto, che ha l'unica pausa, e riprende fiato, sul bellissimo "un'arpa ascolto" che è un pentasillabo morbido, rotondo, appena inciampato sulla sinalèfe di "arpa-ascolto" (ma è difetto veniale e qualcuno potrebbe anche definirlo un pregio). L'effetto "morendo", "perdendosi", pur nell'intensità dell'emozione, è reso benissimo.


Potete leggerla anche qui, su Blog Letteratura e Cultura, di Lorenzo Spurio.

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[1] Edita in Marcuccio, Emanuele, Per una strada, SBC Edizioni, Ravenna, 2009, p. 89.
Riedita nell’agenda 2010 Le pagine del poeta. Mario Luzi, Editrice Pagine, Roma, 2009.
Poesia ispiratami dall'ascolto del Quintetto n. 1 op. 89, di G. Fauré.
[2] Dal saggio critico su Per una strada, curato da Luciano Domenighini, con l'aggiunta di alcune mie note.


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sabato 19 dicembre 2009

Notizia dell'autore

Emanuele Marcuccio (Palermo, 1974) ha conseguito la Maturità Classica nel 1994. 
Scrive poesie dal 1990, nell'agosto del 2000 sono state pubblicate sue poesie, presso Editrice Nuovi Autori di Milano, nel volume antologico di poesie e brevi racconti, Spiragli 47. Partecipa a concorsi letterari di poesia ottenendo buone attestazioni (tra cui un primo premio internazionale nel 2015) e la segnalazione delle sue opere in varie antologie.
Nel marzo 2009 esce la sua silloge poetica e opera prima, Per una strada (Ravenna, SBC Edizioni). Selezionato da Elio Pecora, è presente in varie antologie poetiche di Editrice Pagine, tra cui l’agenda 2010, Le pagine del poeta. Mario Luzi (Roma, Editrice Pagine, 2009).
Tra giugno 2010 e settembre 2016 cura sei sillogi poetiche e sei antologie; dal 2011 è direttore onorario del format di promozione autori/artisti, "Vetrina delle Emozioni", curato da Gioia Lomasti.
Ha inoltre scritto vari aforismi, ottantotto dei quali sono stati raccolti nella silloge, Pensieri Minimi e Massime (Pozzuoli - NA, Photocity Edizioni, 2012). Ha scritto anche alcune poesie e pensieri di argomento religioso, tuttora inediti.
Ha curato prefazioni a sillogi poetiche e varie interviste ad autori esordienti ed emergenti. È curatore delle rubriche di Poesia e di Aforismi della rivista di letteratura, Euterpe. Membro di giuria in concorsi letterari nazionali e internazionali dal 2012, tra cui “Lʼarte in versi” (Jesi), “Gli Autori dell'Anno” (Torino).
È presente su blog, siti e forum letterari, tra cui “Literary.it”, con una scheda bio-bibliografica nell’Atlante letterario italiano. È presente in L’evoluzione delle forme poetiche. La migliore produzione poetica dell’ultimo ventennio (1990 - 2012), a cura dei noti critici Ninnj Di Stefano Busà e Antonio Spagnuolo (Napoli, Edizioni Kairòs, 2013).
Finalista nel 2013, con dieci aforismi, alla settima edizione del Premio Nazionale di Filosofia, “Le figure del pensiero”, è ideatore e curatore del progetto poetico, "Dipthycha", di dittici "a due voci"1, con finora trentadue voci poetiche contemporanee, del quale sono edite tre antologie: Dipthycha. Anche questo foglio di vetro impazzito, c’ispira... (Photocity Edizioni, 2013), dove è presente con ventuno liriche, ciascuna accompagnata in dittico da una poesia di un altro autore; Dipthycha 2. Questo foglio di vetro impazzito, sempre, c’ispira... (TraccePerLaMeta Edizioni, 2015, con postfazione di Antonio Spagnuolo), dove è presente con trenta liriche e in cui ogni dittico è seguito da una nota del critico letterario Luciano Domenighini; Dipthycha 3. Affinità elettive in poesia, su quel foglio di vetro impazzito... (PoetiKanten Edizioni, 2016, con prefazione di Michele Miano e con un saggio di postfazione di Lorenzo Spurio), dove è presente con venti liriche, ciascuna accompagnata in dittico da una poesia di un altro autore. Ha in lavorazione un quarto volume di “Dipthycha”. Cura il blog culturale “Pro Letteratura e Cultura”.
Nel settembre 2013 esce una monografia sulla sua produzione, a cura dello scrittore e critico letterario Lorenzo SpurioUn infaticabile poeta palermitano d'oggi: Emanuele Marcuccio, edita con Photocity Edizioni. Sue poesie sono state tradotte in lingua spagnola, francese e in dialetto.
Nel gennaio 2014 esce con Anima di Poesia, una seconda silloge poetica (TraccePerLaMeta Edizioni).
Sempre nel 2014 aderisce al movimento artistico e culturale del Metateismo, fondato nel 2012 dal pittore Davide Foschi per un nuovo Rinascimento; è presente con una poesia nel catalogo del movimento (Milano, Editoriale Giorgio Mondadori, 2015). A luglio dello stesso anno aderisce al movimento poetico dell'Empatismo, fondato dalla poetessa Giusy Tolomeo, curandone il manifesto su suo invito, in dieci sintetici capoversi.
Nel 2016 pubblica la silloge poetica, Visione, in I grilli del Parnaso. Alterne Stratificazioni, raccolta collettanea con Iuri Lombardi, Lorenzo Spurio e Luigi Pio Carmina per PoetiKanten Edizioni. Sempre nel 2016 quindici sue liriche sono pubblicate nel volume collettaneo, Iris, con Marcello Comitini, Pina Granata, Palma Civello e Patrizia Fichera per Edit Ass.CaLeCo.
Nell'aprile 2016 completa un dramma epico in versi liberi, Ingólf Arnarson, di argomento storico-fantastico, ambientato in Islanda (IX sec. d.C.), al tempo della sua colonizzazione, iniziato nel maggio 1990 e portato a termine dopo varie revisioni, interruzioni (sette anni complessivi) e modifiche, il quale è stato pubblicato nell'agosto 2017 per i tipi della marchigiana Le Mezzelane Casa Editrice.
Sulla sua produzione hanno scritto vari scrittori, poeti e critici, tra cui: Lorenzo Spurio, Lucia Bonanni, Luciano Domenighini, Nazario Pardini, Santina Russo, Susanna Polimanti, Marzia Carocci, Giorgia Catalano, Natalia Di Bartolo, Francesca Luzzio, Michele Nigro, Valentina Meloni, Antonio Spagnuolo, Michele Miano, Francesco Martillotto, Aldo Occhipinti. 


(Ultimo aggiornamento, 13-10-2017)





1 Una composizione di due poesie di due diversi autori, scritte indipendentemente, anche in tempi diversi, e accomunate dal medesimo tema in una sorta di corrispondenza empatica.



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