Emanuele Marcuccio,
Per
una strada,
SBC Edizioni,
Ravenna, 2009, pp. 100, Euro 12
Recensione critica[1]
a cura di Nazario Pardini
Recensione critica[1]
a cura di Nazario Pardini
Come un treno,
che passa e vola via,
i binari scintillano,
vano è il paesaggio,
fuggente l’attimo,
istante per istante
corre via,
etereo vapor brilla.
Questa è la vita. Qui il suo scorrere
veloce. Qui la sua fugacità. Eppure un “etereo vapore” resterà a brillare. E
qui, dunque, anche la speranza. Linguaggio personale e altamente metaforico
quello di Marcuccio che ci arriva con immediatezza per il suo dire vicino alle
nostre corde sentimentali. Sì, la vita fugge, ma sarà la voglia dell’Eterno a
sopperire a questa fragilità. Il fatto di essere umani ci spinge ad azzardare
lo sguardo oltre i confini, ad ambire ad un novello viaggio odissaico. E in
questo azzardo, partendo da quelle che sono le problematiche reali del nostro
esistere, sembra trovare, il poeta, il nesso principale della sua poetica.
Opera elegante, Per una strada,
raffinata per veste grafica, e immagine di copertina, in cui, la strada
illuminata da un sapido tramonto che si perde nell’incognito, ci dà l’idea di
quella che sarà la forza evocatrice della poesia di Marcuccio. La sua filosofia
di vita: essere ed esistere per amare, non solo eroticamente, ma per amare, dal
profondo del cuore, l’arte, la letteratura, la pittura, la natura!, la natura
sì!, in tutte le sue paniche sfaccettature. E sarà la natura stessa ad
accompagnare il poeta in questo suo plurale e contaminante percorso. E’ lei che
si assume il compito di rivelare in gran parte i segreti più intimi
dell'autore. Perché il Nostro affronta gli aspetti più disparati della realtà:
quelli emotivo-esistenziali, quelli artistici, quelli civili. E con
energia linguistica, con innovazione verbale, con l’uso anche di un lessico
arcaico in particolari nessi letterari, esonda tutto se stesso. Il verso scorre
leggero, fluido, chiaro, come l’acqua di un torrente alla sorgente, dove lucide
traspaiono le pietruzze dal suo fondale. E così si snoda la poesia di
Marcuccio. Varia e articolata, ma sempre arrivante e suasiva per l’efficacia
delle immagini nitide e vissute con grande intensità emotiva. E gli argomenti
toccano gli ambiti più scottanti della vita nazionale: la memoria della strage
di Capaci “Affrontiamo con forza, / ricordiamo i passati lutti, / giammai
dimenticati…”; il tema della pace “E con questo amore / lacrimante e piangente,
/ o Speranza, da’ a noi / un’alba di pace!”; l’inquinamento “e il sole non
sparmierà / i suoi dardi infuocati, / sulle umane genti / la sua collera
piomberà”; il diboscamento “Indisturbata avanza / la macchia grigia, / fuoco e
fiamme / sull’inerme foresta”. Fino a tematiche esistenziali quali la vita,
l’amore, la felicità; o letterarie: "A Vittorio Alfieri", "A Giacomo
Leopardi". Ma a dare compattezza e unicità al dipanarsi del tessuto
poetico c’è un senso di malinconia, e una profonda coscienza di essere, che
renderebbero umano, troppo umano il messaggio dell’autore se non intervenisse
quell’aspirazione a un “Eterno” che convalida e rende prezioso il fatto di
esistere pur nello spazio ristretto di un soggiorno. Direbbe il poeta: “La vita
sarebbe virtuale se non intervenissero la speranza, la memoria, e l’amore ad
aprirne un’uscita.”
[1] Pardini, Nazario, Recensione a Emanuele Marcuccio: Per una strada in Lettura di testi di autori contemporanei 1990-2013, The Writer, 2014, pp. 458-459.
Nazario Pardini è ordinario di Letteratura Italiana, poeta, critico letterario e blogger, collabora con riviste specializzate. Ha pubblicato oltre venti libri di poesia e racconti. Saggista, ha curato più di cento prefazioni ad autori contemporanei. È componente di giuria in diversi Premi Letterari. (È laureato in Letterature Comparate e in Storia e Filosofia). Sulla sua opera letteraria hanno scritto tra i tanti, anche Mario Luzi e Giorgio Barberi Squarotti.
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(Ultimo aggiornamento delle librerie, 26/3/2018)
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